Progetto iniziativa: “Un abbraccio ai condannati a morte”

In occasione del terzo anniversario della morte di Carlo Bortolani, la Onlus a lui intestata organizza un momento di solidarietà: una settimana nel carcere di Livingston e il contributo per una degna difesa legale.


marinaarianna.jpg19 Aprile 2005: Quando una persona cara ci lascia spesso si forma nei nostri cuori un vuoto che crediamo incolmabile: ci abituiamo a convivere con esso e ad accettarlo come triste compagno di vita.
Però, se guardiamo meglio dentro noi stessi, ci accorgiamo che chi ci ha lasciati ci ha anche resi custodi di una ricchezza immensa da coltivare giorno dopo giorno, per farla crescere e donare i frutti a chi vorrà avere il privilegio di assaporarli. E così ci rendiamo conto che di fatto nulla muore mai, che quel vuoto altro non è che il dolore per la mancanza fisica di una presenza importante nella nostra vita terrena.


Carlo Bortolani è stato chiamato dal Signore il 22 Aprile del 2002. E questa settimana ricorrendo il terzo anniversario, come Associazione Carlo Bortolani Onlus abbiamo pensato di ricordarlo attraverso un’iniziativa che rispecchiasse il suo spirito, i suoi ideali, la sua voglia di vita e di difesa per i più deboli.


Andremo in Texas, a Fort Worth, non per parlare alle autorità locali, o meglio, se rimarrà del tempo, lo faremo, ma per entrare nel carcere di Livingston, dove ci sono uomini, innocenti o colpevoli, in attesa di essere giustiziati per mano di altri uomini, per donare loro un sorriso, un abbraccio, un gesto di solidarietà, un colloquio e un’intervista, permettendo così di raggiungere la coscienza di tanti anche attraverso la loro voce diretta. Inoltre incontreremo un avvocato qualificato, per contribuire economicamente ad una migliore difesa legale, consapevoli che ci sono stati casi in cui probabilmente una migliore difesa avrebbe fatto emergere l’innocenza di condannati poi giustiziati.


Lo faremo, di certo ci andremo. Nel prossimo autunno.
Non saremo di sicuro noi a modificare la legislazione americana sulla pena di morte, ma può essere un piccolo passo, un ponte, un arcobaleno di solidarietà fra un popolo europeo e un popolo americano.
Sono delegate all’iniziativa Arianna Ballotta, presidente nazionale di COALIT (Coalizione Italiana Contro la pena di morte) e Marina Bortolani che andranno per sette giorni nel carcere texano a intervistare e portare solidarietà ai condannati a morte. Per quanto riguarda Marina Bortolani si evidenzia che le spese di viaggio, vitto e alloggio sono interamente pagate dal settimanale on line locale Reggionelweb.it e dal settimanale on line nazionale Dilloadalice.it. 
 
L’iniziativa non ha nulla a che vedere con posizioni politiche o istituzionali locali relative al gemellaggio con Fort Worth, a scanso di equivoci, Arianna Ballotta è contraria al mantenimento del gemellaggio fra Reggio Emilia e Fort Worth, mentre Marina Bortolani è favorevole.
L’elaborazione del progetto è in corso da un mese, periodo durante il quale l’Associazione Carlo Bortolani Onlus ha contattato diversi giovani per coinvolgerli, per sensibilizzarli e per essere portatori con maggiore forza di quella solidarietà di cui i condannati a morte hanno quotidianamente bisogno.


All’iniziativa hanno già aderito diverse associazioni giovanili reggiane e giovani singolarmente: questo è un dato che sicuramente riempirebbe di gioia Bortolani a conferma di ciò che lo stesso evidenziava in molte occasioni, ovvero che i nostri giovani, a prescindere dal colore politico, sono sensibili, generosi e disponibili ad aiutare con entusiasmo i più deboli e a lottare per i diritti umani.


L’Associazione si rivolge però a tutti coloro che, giovani o meno giovani, vorranno sostenere in qualsiasi forma l’iniziativa: già l’adesione morale è importantissima. Per i condannati a morte queste solidarietà sono fondamentali, le avvertono e rendono sicuramente le loro agonie meno atroci. L’adesione morale è possibile tramite posta elettronica all’indirizzo onluscarlobortolani@reggionelweb.it oppure tramite posta ordinaria all’indirizzo Associazione Carlo Bortolani Onlus, Via Lusenti, 16 Reggio Emilia 42100.
Chi invece volesse contribuire anche economicamente (più fondi si raccolgono da oggi a Ottobre e più è realizzabile una degna difesa legale ai condannati) può farlo attraverso un versamento intestato a: Associazione Carlo Bortolani Onlus sul C/C n. 513111, ABI: 05018, CAB: 12100, presso BANCA ETICA (Sede centrale di Padova) CIN: J.L’Associazione inoltre, come ogni anno, devolverà una borsa di studio per lo studente o la studentessa del Bus Pascal (Scuola dove Bortolani è stato preside per diversi anni) che si è particolarmente distinto/a per attività sui temi dei diritti umani.

 

Nella foto da sinistra: Arianna Ballotta (Presidente di Coalit), Marina Bortolani (Presidente della Carlo Bortolani Onlus), David Atwood (Presidente Pax Christi Texas e fondatore della Coalizione tecana contro la pena di morte)  _____________________________________________________________________________


Qui di seguito riportiamo un intervento pubblico di Carlo Bortolani del marzo 2001 sulla sua esperienza a Fort Worth e su alcune proposte di iniziative. Fra esse vi è anche quella che abbiamo elaborato in occasione del terzo anniversario della scomparsa.
 
“Quando nel 1985 mi trovavo a Fort Worth con la delegazione reggiana per sancire il patto di gemellaggio con quella città, ebbi l’occasione che mi fu offerta dagli amici americani, di incontrare un gruppo di religiosi appartenenti alle diverse confessioni (ebrei, cattolici, luterani) e tutti si dichiararono contrari alla pena di morte.
 
Tale orientamento, però, non era, e non è tuttora, maggioritario nel Texas come in altri stati americani. Esiste tuttavia una forte minoranza che cerca di incidere sull’opinione pubblica affinché sia abolita la pena capitale.
 
Da noi, in Italia e in Europa non ci sconvolge un’esecuzione avvenuta nell’Arabia Saudita, quanto la sedia elettrica nella Luisiana, perché con gli americani ci sentiamo più legati da antiche radici storiche, etiche e culturali.
 
Quale deve essere allora l’atteggiamento più conveniente da tenere nei confronti di Fort Worth dove un uomo sta per salire al patibolo se una forte pressione dell’opinione pubblica non riuscirà a fermare la mano del carnefice di Stato? Non possiamo reagire dicendo: “Siete favorevoli alla pena di morte e volete praticarla nel prossimo mese? Allora non vogliamo più saperne di voi, della vostra città, del vostro Paese”.
 
No, qualcosa si può e si deve fare!
 
Si potrebbe, per esempio, scrivere a tutte le famiglie che hanno ospitato i nostri ragazzi e a quelle che hanno mandato da noi i loro figli per sviluppare e approfondire il dibattito contro la pena di morte. Potremmo avvicinare e sostenere i gruppi, le persone, le associazioni che oggi sono in minoranza, ma che domani potrebbero prevalere. Potremmo, in occasione del prossimo incontro istituzionale, incontrare i condannati a morte in carcere, per portare loro, anche attraverso la vicinanza fisica, la nostra solidarietà. Potremmo far sapere che abbiamo apprezzato e condiviso l’impegno di suor Helen, americana, che l’anno scorso è venuta qui a Reggio a parlarci contro la pena di morte, che apprezziamo quei giuristi americani che hanno le stesse convinzioni come l’ex sindaco di New York, Mario Cuomo, che ha riproposto agli studenti in legge del suo Paese l’attualità di Cesare Beccaria.
 
Ecco, in sostanza che cosa potremmo fare: trasformare il gemellaggio in un rapporto costruttivo di sostegno con tutti coloro che a Fort Worth sono contro la pena di morte o che potrebbero diventarlo attraverso il dialogo e l’approfondimento delle ragioni che trovano un supporto fin dal primo libro della Bibbia: “Guai a chi ucciderà Caino”.
 
Uniamoci alle voci più illuminate esistenti nella città gemellata per concorrere alla fine di quel macabro rituale che un giorno apparirà a tutti come una barbarie sepolta dal progresso della civiltà”.
 
 
- Carlo Bortolani -
 
 

 
 
     

24 maggio 2006     Categoria: Iniziative, Un abbraccio ai condannati a morte