Donazione di 500 euro a famiglia in difficoltà

Ottobre 2002: L’associazione dona 500 euro per aiutare una famiglia reggiana che versa in una provvisoria situazione di difficoltà finanziarie. La storia è la seguente: la famiglia Rossi (per tutelare la privacy il cognome è di fantasia) non ha mai avuto difficoltà economiche potendo contare su due pensioni da impiegati. Successivamente subentrano gravi problemi di salute per un figlio giovane che lo rendono parzialmente invalido e che comportano ingenti spese per farmaci e visite specialistiche. La famiglia non riesce a far fronte a tutte le spese superando il fido a disposizione concesso dalla banca. Parte quindi una colletta di amici per aiutare questa famiglia e anche l’Associazione Carlo Bortolani dona la somma di 500 euro. Qui di seguito pubblichiamo un intervento di Carlo Bortolani sulle nuove povertà:

La maggioranza degli italiani vive nel benessere e chi non deve affrontare seri problemi per sbarcare il lunario è così influenzato, nel modo di pensare, dalla condizione sociale in cui si trova, dagli amici che frequenta, dalle relazioni personali e dall’ambiente da non rendersi conto che c’è una fascia ormai prossima a un terzo della popolazione che vive nella povertà. I nuovi poveri non sono i barboni, i mendicanti che dormano sotto i ponti o nei vagoni ferroviari, sono sei milioni e mezzo di cittadini che vivono con un reddito inferiore alla metà di quanto può disporre in media una famiglia italiana. Al di sopra di questa soglia non si è considerati poveri sotto il profilo statistico, ma altri quattro milioni di famiglie che vivono con un reddito di poco superiore alla “soglia” di povertà non possono certo considerarsi nella fascia del benessere. Complessivamente si può calcolare, esaminando i dati forniti dall’ISTAT e le risultanze emerse dalla Commissione di indagine sulla povertà, che si debbano affrontare disagi più o meno gravi per insufficienti risorse economiche. Sono particolarmente esposti e colpiti i nuclei famigliari con a capo una donna, i giovani soprattutto al sud per effetto del più alto tasso di disoccupazione, e gli anziani al nord per il basso livello delle pensioni. Queste famiglie, questi giovani, questi anziani fuori dall’orbita del benessere, nessuno più li rappresenta, poiché non hanno peso politico, non hanno sindacati, non creano consenso. Gli strumenti per agevolare le famiglie in difficoltà sono molteplici (casa, scuola, assistenza, servizi sociali, trasporti ecc.) ma indubbiamente il sostegno economico assume un particolare rilievo. E’ ormai indispensabile e urgente rivedere la politica sugli assegni famigliari che devono rappresentare una tangibile integrazione del reddito. Il problema di un’adeguata rivalutazione dell’assegno integrativo non dovrebbe essere di difficile soluzione: basterebbe destinare alla loro funzione i contributi destinati alla Cassa Unica Assegni Familiari gestita dall’INPS, anziché dirottarli ad altri fini. Si dirà che l’utilizzazione dei contributi è pur sempre destinata a finalità sociali. Non è una buona ragione per penalizzare le famiglie più bisognose, per sottrarre risorse a loro destinate in modo specifico. Una più equa distribuzione del reddito per assicurare a tutti pari dignità sociale, almeno sotto il profilo economico, è un obiettivo che risponde ad un’esigenza di equità e giustizia. I cattolici devono essere impegnati in prima fila su questo fronte. Si devono ringraziare tutti coloro che si dedicano generosamente all’assistenza e al volontariato, ma bisogna chiedere a quanti hanno alte responsabilità politiche di tradurre in termini concreti il principio di solidarietà nei confronti delle famiglie.

Carlo Bortolani

3 maggio 2006     Categoria: Iniziative, Solidarietà